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Parto senza dolore gratis per tutte. Gli anestesisti: «Manca personale»

L´intervista ad Alessandro Vergallo, Presidente Nazionale AAROI-EMAC, nell´articolo di Laura Cuppini pubblicato su il Corriere.it. Il tema è l´inserimento della partoanalgesia nei LEA di cui si parla nel DDL Lorenzin, senza fare cenno alla copertura finanziaria necessaria.

Di seguito alcuni punti affrontati nell´intervista:

«L’inserimento nel DDL Lorenzin del parto senza dolore nei Lea è sicuramente una buona notizia, ma per il momento rimane l’ennesimo testo scritto sulla carta senza alcuna possibilità di diventare realtà. Inutile fare proclami o scrivere provvedimenti senza prima aver definito le risorse umane necessarie per garantire la partoanalgesia a tutte le donne che ne facciano richiesta».

«Diverso tempo fa la partoanalgesia era già stata inserita nei Lea, ma poi fu immediatamente tolta perché ci si è resi conto che mancava la copertura economica: da allora la questione è stata lasciata nel limbo della scelta delle singole regioni e dei singoli ospedali – spiega Alessandro Vergallo, presidente nazionale AAROI-EMAC e dirigente medico nell’unità operativa di Anestesia e Rianimazione 1 degli Spedali Civili di Brescia -. A oggi alcuni grandi ospedali hanno scelto di assicurarla 24 ore su 24 (h24) assumendo il personale necessario per i coprire la turnazione giornaliera, ovvero sei anestesisti, e per raggiungere il numero minimo di partoanalgesie ritenuto adeguato (ovvero sul 30% circa dei parti).

«L’AAROI-EMAC ha dunque interpellato più volte il ministro Lorenzin chiedendo un incontro per discutere della carenza di personale e dell’impossibilità, coi numeri attuali, di garantire la partoanalgesia in sicurezza in tutti gli ospedali italiani. Ma finora non ha avuto risposta. «La prima bozza del ddl prevedeva di inserire la partoanalgesia nei Lea a costo zero e senza individuare gli ospedali dove questa procedura potesse essere attuata in sicurezza – prosegue Vergallo -. Poi, a quanto sappiamo, sarebbe stata fatta una piccola modifica aggiungendo che la partoanalgesia deve essere garantita “anche” con tecniche alternative all’anestesia epidurale, che è lo standard e che può essere effettuata solo ed esclusivamente da un anestesista rianimatore. L’“anche” sta a significare che possono essere proposto alla partoriente l’uso di protossido di azoto (il cosiddetto gas esilarante), una procedura “low cost” e che può essere effettuata anche dal ginecologo o da un’ostetrica, sempre sotto controllo medico, ma che ovviamente non ha nemmeno lontanamente la stessa efficacia analgesica dell’epidurale. È un modo per aggirare il problema della mancanza di anestesisti».

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