Pronti allo stato di agitazione e all’Exit dalla contrattazione
La posizione dell’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani Emergenza Area Critica
Le notizie sulla riduzione di 2 miliardi di Euro al Fondo Sanitario Nazionale per il 2017 si aggiungono come lugubri rintocchi di campana a morto a quelli che già da tempo stanno annunciando la fine del SSN. Immediato il consueto balletto governativo di conferme a mezza voce e di ancor più esili smentite, tutte inevitabilmente già riunitesi camuffando all’unisono la parola “tagli” sotto la definizione di “minor incremento”.
Slogan e lessico a parte, la sostanza non cambia: con 2 miliardi di Euro che mancano all’appello non ci saranno le condizioni per l’effettiva erogazione dei LEA, né tantomeno per il rinnovo dei contratti di lavoro del personale sanitario. Le Regioni protestano ma si adeguano, molte nemmeno tanto malvolentieri, con fantasiose “riorganizzazioni ospedaliere” che, con risorse e personale sempre più insufficienti, riusciranno a fornire – sostengono, – un servizio addirittura migliore.
Si tratta invece, evidentemente, di un gioco delle parti che tenta di legittimare un impoverimento inaccettabile, un Exit Sanità che si aggiunge a molti altri EXIT, primo tra tutti un Exit PIL che riassume l’esito globale disastroso di scelte politiche e riforme amministrative propagandate come miracolose. Un esito che nessun artifizio di vocabolario potrebbe – in un Paese normale – nascondere.
Exit PIL: sin dall’inizio di quest’anno, come per gli anni che lo hanno preceduto, i nostri governanti hanno fatto mirabolanti previsioni di crescita del PIL. Con il passare dei mesi, il mondo reale le ha smentite tutte inesorabilmente, dimostrando la realtà drammatica di una crescita che non va molto oltre lo zero. “Nessun problema, anzi…” – ci hanno prontamente rassicurato – una bella manovra, l’ennesima review della spending review, ci permetterà, con nuovi tagli (altro che “minori incrementi”), di crescere gloriosamente – “forse” – il prossimo anno, con ciò confermando ancora una volta nei fatti la miseria nella quale il populismo reale dell’hashtag #cambioverso sta trascinando il nostro Paese.
Questi invece, per sommi capi, sono gli altri Exit che hanno danneggiato e danneggeranno, nello specifico ambito del SSN, i medici italiani, e con essi i cittadini:
Exit Pensioni: il 49% dei medici in servizio ha un’età superiore a 55 anni, e a breve il loro mancato rimpiazzo al momento del pensionamento, oltre agli assurdi ritmi e carichi di lavoro che nel frattempo anche i più giovani continuano ad essere costretti a svolgere in condizioni che almeno nei settori di critical care sono realmente usuranti, pur se al di fuori di quelle riconosciute come tali da norme ancora basate su criteri operaistici, renderanno insostenibile l’intero impianto del SSN.
Exit Costituzione: con la sentenza del 24 Giugno 2015, la Corte Costituzionale ha sancito la illegittimità del blocco dei contratti del Pubblico Impiego che si protraeva dal 2010, pur salvando il Governo, con la funambolica definizione di “incostituzionalità non retroattiva”, dal dover rifondere ai pubblici dipendenti i 35 miliardi persi in ben sette anni di mancato rinnovo.
Exit Contratto: ad oltre un anno dalla Sentenza, le trattative non sono ancora riprese e, soprattutto, dato che la riduzione del FSN comporta inevitabilmente, oltre al tramonto di ogni ipotesi di ristoro economico del danno conseguente ai sette anni di blocco contrattuale, anche quello di ogni speranza di un rinnovo. Le risorse attualmente previste sono poco più che un’elemosina, se non un vero e proprio affronto. Per non parlare delle prospettive di revisione della parte normativa, che sono già state ipotizzate sotto forma, oltre che nettamente peggiorativa, di regole ispirate a principi “punitivi”.
Exit Dignità Professionale: Se si concretizzassero le dichiarazioni del Ministro Madia sulla volontà di riservare le risibili risorse a disposizione esclusivamente per i redditi più bassi, i medici italiani non vedrebbero un solo euro di aumento per chissà quanti anni a venire. Ma i paladini del “task snatching” si affrettano, anche attraverso il Sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, come era prevedibile che accadesse di fronte ai rilievi del MEF sugli Atti di Indirizzo della prossima contrattazione di lavoro (che per i medici a loro volta restano irricevibili), a magnificare le magnifiche sorti e progressive che al SSN deriveranno dalla sostituzione dei medici con altri surrogati professionali, naturalmente collegandole alla “necessità di integrare le risorse”. In concreto, questo significa che le riduzioni di stipendio per i medici dovrebbero servire a pagare meglio i loro surrogati.
A tutto questo, e ai molti altri Exit che i cittadini e i medici italiani hanno subìto e rischiano di subìre, l’AAROI-EMAC risponde preannunciando il proprio Exit.
AAROI-EMAC Exit: dato che ad oggi è impossibile, per tutti i presupposti di cui sopra, e – francamente – a maggior ragione a causa dell’ultimo evidenziato, accettare di avviare una trattativa con la parte pubblica per iniziare a riparlare di contratto di lavoro, chiameremo alla mobilitazione tutti i nostri iscritti, spiegando loro quanto fallimentari siano state le scelte politiche riguardanti il SSN messe in atto da tutti i governi che si sono avvicendati negli ultimi anni.
Siamo pronti a dichiarare lo stato di agitazione, mettendo in atto le iniziative sindacali di informazione e sensibilizzazione dei nostri associati, finalizzate alla proclamazione di una o più giornate di sciopero, in vista del quale continueremo la nostra battaglia (anche stavolta, come in precedenza, “amministratori e direttori vari sono avvisati fin d’ora”) affinché non restino isolate le condanne (di cui una avvenuta a Firenze) già inflitte per “comportamento antisindacale” a due aziende sanitarie che avevano ritenuto di poter impunemente calpestare i nostri diritti nell’ultima occasione di protesta del 16 Dicembre 2015.
Proponiamo la condivisione di questo nostro Exit anche a tutte le altre OOSS della Dirigenza Medica, Veterinaria e Sanitaria, in modo da costituire un fronte unito, compatto e determinato, che non ceda a lusinghe e proposte di miglioramenti futuri senza una contropartita reale.
Alessandro Vergallo
Presidente Nazionale AAROI-EMAC
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