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In Umbria Terapie Intensive occupate per oltre il 30%

Gli Anestesisti Rianimatori in prima linea nella guerra contro il Covid chiedono di lavorare in sicurezza

“Siamo in uno tsunami”, “siamo in guerra” sono solo due delle espressioni usate per descrivere la situazione attuale dell’epidemia Covid nella regione Umbria. In questa difficilissima fase gli Anestesisti Rianimatori umbri dimostrano oltre alla consueta, che si finisce per dare per scontata, abnegazione e senso del dovere anche una progressiva stanchezza che finisce per tendere allo scoramento.

Nella piccola regione Umbria, poco meno di 900.000 abitanti, abbiamo il tasso di occupazione dei posti in Terapia Intensiva tra i più alti in Italia superando abbondantemente il 30%, percentuale considerata limite di guardia dei ricoverati Covid rispetto al numero complessivo di posti attualmente disponibili in Terapia Intensiva nella regione. Considerando il trend dei contagi giornalieri in vorticosa ascesa non possiamo che aspettarci un incremento progressivo dei pazienti Covid in Terapia Intensiva. Tenendo conto del fatto che la Regione ha predisposto un piano di aumento progressivo dei posti in Rianimazione, fino ad oltre cento, questo finisce per determinare due ordini di problemi che si intrecciano tra di loro.

In primo luogo, l’aumento dei ricoverati per la Pandemia avviene a scapito degli altri pazienti bisognosi di ricovero quali, ad esempio, le insufficienze respiratorie acute, croniche e croniche riacutizzate, soggetti affetti da patologie oncologiche il cui trattamento chirurgico determina il successivo ricovero in Terapia Intensiva.

Inoltre, l’aumento dei posti di Rianimazione senza un incremento degli organici medici e infermieristici è, come ricordato da più parti, un dato ovviamente parziale. Se non si aumentano gli organici, i medici e gli infermieri andranno “prelevati” principalmente dalle sale operatorie con il conseguente contrarsi dell’attività chirurgica e l’allungarsi delle già lunghissime liste d’attesa.

Per la carenza di medici Anestesisti Rianimatori il problema è annoso e non sarà certamente il consistente aumento dei posti in Specialità previsto quest’anno a risolverlo nell’immediato. Il concorso nazionale aggrava la situazione in quanto molti giovani colleghi che giungono a Perugia per la Specializzazione non rimangono nel SSR umbro al termine della stessa. Avendo possibilità di scelta sceglieranno altre regioni o il privato acuendo la carenza di medici ospedalieri già oggi notevole.

Appare ineludibile il progressivo ingresso dei medici in formazione nel mondo del lavoro ospedaliero, ma tale ingresso deve essere tutelato sotto tutti i punti di vista e riconosciuto come servizio effettivo con la scomparsa di contratti libero professionali come avviene oggi con la frequente connivenza delle amministrazioni aziendali.

Gli Anestesisti Rianimatori non si tirano certamente indietro, ma vogliono farlo nella massima sicurezza chiedendo la disponibilità in quantità adeguata di DPI, di percorsi intra ospedalieri i più sicuri possibile, di controlli (tamponi, test sierologici) da fare con frequenza temporale adeguata.

Questo non solo per salvaguardare la loro salute e quella dei loro familiari ma anche per garantire la tenuta del sistema. Il momento è difficile, ma se ne esce se tutti facciamo la nostra parte. Gli Anestesisti Rianimatori stanno facendo e faranno la loro se la politica, le aziende sanitarie, che della politica sono emanazione, e l’Università si impegneranno altrettanto con lo scopo finale di archiviare anche questa brutta storia.

Dr Alvaro Chianella
Presidente AAROI-EMAC UMBRIA

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