Le dichiarazioni del Presidente Nazionale all’AdnKronos
“Abbiamo poche speranze che prima di febbraio si inverta la curva. Siamo rassegnati alla nostra previsione che per tutto gennaio il trend di aumento dei dati pandemici non accennerà a diminuire apprezzabilmente. Speriamo che a partire dal mese prossimo la curva cominci ad appiattirsi”.
Lo ha affermato il Dr Alessandro Vergallo, Presidente Nazionale AAROI-EMAC, nell’intervista all’AdnKronos che sottolinea anche “la grande preoccupazione per tutte attività extra Covid che vengono rallentate o bloccate. Abbiamo numerosi ospedali che stanno sensibilmente riducendo, di nuovo, l’erogazione di cure non Covid, compresi interventi chirurgici a causa del sovraccarico ospedaliero dovuto al virus”. La possibilità che da febbraio cominci la discesa dei contagi “dipenderà dal grado di incremento di vaccinazioni anti-Covid, conseguente all’ultimo decreto, e dal grado di attenzione della popolazione a usare precauzioni nell’interazione sociale”.
“Stiamo assistendo all’andamento di una curva pandemica in salita, che ci attendavamo. Ma abbiamo, contemporaneamente, anche il disagio di un aumento di contagi tra gli operatori sanitari, quindi anche di anestesisti e rianimatori, che per gli effetti delle quarantene devono stare a casa. Soffriamo anche queste assenze che, spannometricamente, possiamo stimare intorno al 7%”. Una percentuale “molto variabile a livello regionale e per singola struttura, oltre che legata alla durata delle quarantene. Siamo in affanno con meno colleghi e più pazienti. Il livello di stress e stanchezza si aggiunge a quanto già vissuto da una popolazione di professionisti duramente provata da 2 anni di super lavoro in condizioni critiche”.
“Non siamo sereni, seguiamo con estrema attenzione l’evoluzione delle curve epidemiche di Covid-19. I posti occupati in rianimazione non rendono completamente l’idea del nostro grado di preoccupazione: noi guardiamo anche ai nuovi ingressi. E la media settimanale è tra i 120 e i 140 al giorno, di questi restano ricoverati, esclusi guariti e deceduti, tra i 40 e i 50 pazienti. I dati dei nuovi ingressi sono molto elevati, non si evincono dal normale dato di occupazione dei letti, ma spiegano meglio la nostra preoccupazione e il livello di lavoro a cui siamo sottoposti, il carico di lavoro è ben maggiore di quello che risulta dal dato puro dei letti occupati”.
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