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AAROI-EMAC Trento: necessario adeguare il contratto provinciale del 2006 al CCNL 2016-2018

In occasione della Giornata Mondiale della Rianimazione cardio-polmonare e della Giornata mondiale dell’anestesia, ambedue ricorrenti il 16 ottobre 2022, l’AAROI-EMAC Trento (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani ed Emergenza Area Critica) non ha ancora ottenuto risposta alle proprie istanze e sollecitazioni.

Il sentimento di festa ambìto dal progresso scientifico alla base delle due ricorrenze è purtroppo smorzato, se non soppresso, dal perpetrarsi di un dialogo incespicato e spesso procrastinato da Provincia e Azienda Sanitaria. Demotivazione e scarso riconoscimento delle gravose condizioni di lavoro alle quali è sottoposto il comparto medico di riferimento (dalla costante richiesta di copertura turni per fronteggiare le carenze di organico, alla svalutazione della pratica lavorativa da parte dell’utenza) non fanno che indurre gli specialisti ad allontanarsi dalla sanità pubblica e virare al privato.

«La situazione attuale non ci consente di percepire queste ricorrenze internazionali in maniera
particolare, a differenza dei colleghi di altri territori italiani – spiega Luca Filetici, presidente
di AAROI EMAC Trento – permane ed accresce invece la preoccupazione verso la qualità
e la sicurezza assistenziale che possiamo garantire. Anzitutto, siamo in attesa di capire se vi
siano reali aperture da parte politica circa la forma contrattuale che ci riguarda. Risulta
doveroso adeguare il contratto provinciale del 2006 al contratto nazionale del 2016-2018: non
ha avuto luogo alcuna contrattazione definitiva tra le parti, ma solo un accordo stralcio che
modifica, in piccolissima parte, la normativa economica del contratto vigente del 2006. Il
nostro stipendio è immutato dal potere d’acquisto e dall’inflazione di allora. Fino ad ora, la
Provincia non ha risposto».

L’assenza di un concreto confronto sui dettami della burocrazia sottrae spazio al benessere professionale. Come sottolineato dagli stessi iscritti, risulta mortificante percepire la spaccatura, difficilmente sanabile, tra la dirigenza aziendale e il personale operativo, defraudato di considerazione e dignità professionale.

«Siamo dubbiosi circa le soluzioni proposte dalla Provincia e dall’Azienda Sanitaria nel
merito di una riorganizzazione territoriale atta ad assicurare la necessaria continuità assistenziale negli ospedali periferici – aggiunge Filetici – quanto suggerito dovrebbe
fronteggiare la carenza dei medici, non scontentare e peccare in attrattiva. Ci rendiamo conto
delle difficoltà di ricerca del personale, alle quali si aggiunge la fuga nel privato del personale
dell’Azienda che si licenzia e vi rientra in libera professione. Abbiamo presentato diverse
alternative per rimediare a questa situazione perché il nostro è un lavoro di équipe, conoscere
le attitudini di chi ricopre le varie specializzazioni dà sicurezza e potenzia la qualità del
servizio che offriamo. Le problematiche sono molte, inutile negarle o posticipare il momento
in cui affrontarle. A differenza di quanto avviene in Alto Adige, sembrerebbe che la Provincia
non veda la sanità tra le priorità, né pare comprendere le esigenze interne di chi la garantisce.

Crediamo nella sanità pubblica, caposaldo della nostra costituzione e della nostra società, ivi
per cui auspichiamo venga tutelata e non svilita sul piano professionale. È corretto che la
politica indirizzi l’ambito assistenziale, tuttavia il confronto con gli operatori dovrebbe essere
ininterrotto e apprezzato. Così, le considerazioni mosse dalle organizzazioni sindacali non
trovano ascolto. La distanza tra la dirigenza e il personale è stata continuamente alimentata
nel corso degli anni, invece di essere azzerata. Oggi, nel pubblico, resiste chi solo pone al
primo posto il proprio credo, cercando di non pensare alle condizioni di cui si fa carico per
poterlo professare. È demoralizzante lavorare con un contratto fermo da 16 anni, incapace di
riconoscere il carico di lavoro, l’aumento turni e il quotidiano impegno richiesto. Siamo
scoraggiati, ma restiamo a disposizione affinché si trovino soluzioni comuni per soddisfare
tutte le parti coinvolte».

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