Vergallo a DoctorNews: necessario differenziare le retribuzioni
Nell’intervista di Mauro Miserendino per DoctorNews, il Presidente Nazionale AAROI-EMAC, Alessandro Vergallo, ha esposto alcune delle proposte che l’Associazione porterà al tavolo di trattativa Aran per il rinnovo del CCNL 2019-2021. Di seguito il testo dell’intervista: disponibile anche su DoctorNews.
Retribuire differentemente i medici ospedalieri in relazione all’intensità del lavoro svolto: è la proposta che si appresta a formulare Aaroi-Emac alla vigilia delle trattative per il contratto 2019-21 della dirigenza medica.
Una proposta che nasce da lontano: il pagare allo stesso modo chi lavora in “prima linea” e chi sta in un reparto “calmo”, complice l’imprinting negativo generato dalla pandemia di Covid-19, sta provocando una fuga dalle specialità più importanti per il Servizio sanitario nazionale. Per fronteggiare la grave carenza di medici, quest’anno sono stati ammessi alle scuole universitarie 16 mila specializzandi ma si sono riempite del tutto le sole Scuole dove si insegnano discipline esercitabili agevolmente in libera professione (dermatologia, oculistica, endocrinologia, pediatria ed anche cardiologia), mentre si sono registrate meno preferenze che borse in palio nelle scuole legate ai servizi H24 del SSN. Microbiologia e virologia si sono fin qui riempite al 18%; Radioterapia al 28%; Medicina di Comunità al 25%, Medicina di Emergenza Urgenza al 43% (dati Agenas pubblicati su Corsera). Agli anestesisti rianimatori è andata meglio, la loro specialità si è riempita all’83%, ma un 17% di borse aspetta pretendenti.
Due i possibili rimedi per invertire la tendenza: smobilitare posti nelle scuole di specializzazione più richieste in favore delle meno richieste ed incentivare il personale in modo diverso a seconda del reparto dove lavora.
Per Alessandro Vergallo presidente del sindacato degli anestesisti rianimatori Aaroi-Emac la strada è incentivare il lavoro più stressante. «Il motivo per cui vi sono specialità meno scelte di altre o che subiscono più abbandoni è duplice. In primo luogo, se un tempo il laureato in medicina sceglieva una sola specialità, oggi partecipa al “concorsone” indicando in ordine di preferenza più specialità, e chi più si piazza in alto in graduatoria più ha chance di inserirsi nella specialità da lui scelta e viceversa. Nato per evitare situazioni privilegiate nelle scuole universitarie, il “concorsone” ha creato problemi; spesso i candidati indicano specialità distanti tra loro, e richiedenti attitudini personali diverse. Chi si piazza in fondo ripiega spesso su discipline per le quali è meno idoneo, e poi cambia.
Il secondo motivo di abbandono è che sono più richieste specialità esercitabili nel privato o che danno chance di esercizio in libera professione intra ed extramuraria, dalla cui possibilità, tra i medici più in prima linea, sono penalizzati proprio anestesisti rianimatori e medici di PS.
Smobilitare i posti nelle specialità più richieste per aggiungerne in quelle meno “gettonate” non è il rimedio; gli specialisti necessari al paese anno per anno sono calcolati in base ai fabbisogni. C’è dunque bisogno di dermatologi e pediatri nei numeri indicati dalle borse in palio; al contrario, è nelle specialità più complesse che si mettono più posti per attrarre medici, ma quest’anno osserviamo come il meccanismo non funzioni: metà dei posti in Medicina di Emergenza e Urgenza restano inoccupati. Ed è frequente che nelle scuole più “difficili” qualcuno abbandoni l’anno dopo per discipline più remunerative».
I possibili rimedi? «Rivedere il concorsone aiuterebbe, ma non basta», dice Vergallo. «Occorre differenziare la retribuzione in base all’impegno richiesto nell’unità operativa dove si è destinati. In Italia abbiamo un contratto identico per tutti i medici dipendenti. A fine 2019 è stato dato un segno di discontinuità introducendo un piccolo incremento retributivo per le guardie dei medici in pronto soccorso. Al tavolo di trattativa con l’Aran, Aaroi-Emac proporrà una quota per retribuire il disagio di chi opera in aree più esposte alla disaffezione. Teniamo presente che, se è vero che c’è carenza di personale in certi reparti, è anche vero che retribuendo il medico esterno, della cooperativa, il doppio là dove manca il collega in organico l’azienda ospedaliera dimostra di poter investire una quota molto superiore a quella che pagherebbe per un’unità di personale in più: la mancata volontà del SSN di investire sul personale interno provoca anche questo tipo di spreco. Analoghe forme di incentivazione, oltre che retribuzioni maggiorate per le guardie notturne, potrebbero modificare le intenzioni dei medici che stanno per pensionarsi o intendono farlo prima del tempo, mantenendo al lavoro unità di personale che altrimenti, andandosene, sguarnirebbero ancora di più l’unità operativa aumentando ore straordinarie e disagi per il personale in servizio».
Con l’ultima finanziaria è stata introdotta una seconda discontinuità, un’indennità accessoria: 90 milioni di euro da indirizzare ai medici ed infermieri dei Ps di cui 63 milioni stanziati nel contratto comparto e 27 in quello della dirigenza. Vergallo però sta attenzionando il tema. «Nel comparto – dice -solo una quota dei 63 milioni sarà direttamente suddivisa tra infermieri ed altro personale di PS, mentre un’altra sarà redistribuita in base alle decisioni che discrezionalmente ogni Asl od ospedale prenderà. Siccome il contratto del comparto fa spesso precedente nei confronti di quello della dirigenza, vorremmo porre la questione di una corretta allocazione di queste risorse per evitare si creino, a valle, situazioni di opacità interpretativa».
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